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Torino magica

Tre luoghi considerati “magici” a Torino

Novembre 6, 2019 Articolo
La città di Torino, assieme alla magia regalata da scorci ed opere d’arte magnifici come possono essere la Mole Antonelliana o il Parco del Valentino, nasconde un secondo tipo di “magia”: un qualcosa di oscuro e pulito allo stesso tempo, con una nota esoterica coadiuvata da un’idea di presenza massonica massiccia nel passato e forse, chissà, anche oggi. Tutto questo è dovuto alla posizione della città ex Capitale d’Italia, la quale risiede esattamente nel mezzo tra il Triangolo della magia Bianca (assieme a Praga e Lione) e quello della magia Nera (assieme a Londra e San Francisco), rendendola di conseguenza come una fonte di energia importante per entrambe le fazioni.

Non è fatto rinomato a livello nazionale, ma si pensa che la strada verso il Sacro Graal, il Calice dal quale Gesù bevve vino durante la sua ultima cena, sia indicata dalle due statue presenti all’ingresso della Chiesa Gran Madre: una ha con se nella mano una coppa, l’altra indica con lo sguardo proprio la Mole Antonelliana, luogo che servirebbe a propagare l’energia positiva attraverso la grande antenna posta in cima. La magia bianca, infatti, si pone come obbiettivo quello di raggiungere una sorta di perfezione per quanto riguarda i quattro valori di base di definizione del benessere umano: protezione, salute, prosperità, e stabilità interiore. Tutto ciò, a differenza della magia nera, viene ricercato attraverso lo studio dei fenomeni naturali senza andare ad intaccar nulla del creato, essendo la terra stessa che viene analizzata fonte principale dell’energia positiva da irradiare nella città.

Quasi come se la città fosse divisa in settori, procedendo dalla Mole si arriva facilmente alla scultura raffigurante i Dioscuri, Castore e Polluce, figli di Zeus ed Elena. L’opera ha un significato profondo, infatti secondo la mitologia greca i due fratelli pare condividessero un legame forte a tal punto che alla morte di Castore il fratello Polluce, nonostante la sua immortalità, decide di morire anch’esso. Dal punto di vista della magia Bianca, la statua rappresenta il punto centrale dal quale partono le tredici linee immaginarie che suddividono la città in altrettante parti.

La magia nera non è da meno per quanto riguarda la “presenza” nella città: partendo dalla zona fondamentale per la fazione, piazza Statuto, la quale sorgendo a ovest della città è rivolta verso il calar del sole, punto dal quale ogni giorno rinascono le tenebre. Inoltre, sempre per quanto concerne la piazza, durante i lavori riguardanti la costruzione della ferrovia venne rinvenuta la necropoli, testimonianza innegabile di come la piazza sia stata casa dei cadaveri appartenenti ai condannati a morte.

Ma il luogo più rappresentativo di questa fazione è l’assai controverso Portone del diavolo, il quale ha portato l’attuale sede della Banca nazionale del Lavoro ad essere ridenominato come Palazzo del diavolo.
Storicamente parlando, la porta d’ingresso al palazzo è stata commissionata da Giovanni Battista Trucchi di Levaldigi ad una manifattura di Parigi. L’opera, oltre ad essere piena di raffigurazioni riguardanti fiori ed animali, deve il suo nome al batacchio centrale che raffigura il diavolo teso a scrutare coloro che si accingono a bussare alla porta.
“Magicamente” parlando, invece, si pensa che il portone sia comparso dal nulla, in quanto quella notte uno stregone stava cercando di evocare le forze oscure e Satana stesso, scatenando l’ira di quest’ultimo il quale, come punizione, decise di imprigionarlo dietro il portone e non dando modo al malcapitato di poterlo riaprire. A sottolineare l’importanza del palazzo ci pensa l’ammontare di leggende che lo vedono protagonista di brutali omicidi e misteriore sparizioni al suo interno, con come sfondo le innumerevoli feste che si sarebbero tenute al suo interno.

L’unico luogo definibile come “neutro” della città sembra essere il Museo Egizio, le cui opere ospitate al suo interno sono caratterizzate da un massiccio rilascio di energia positiva al quale si oppone un flebile rilancio da parte di quella negativa, con il peso di questo compito affidato ad opere come la tomba di Tutankhamon.

L’atmosfera della città, già di per sè tetra se girata di sera con la fitta nebbia a complicare il funzionamento della vista, assume un’identità ancora più profonda e misteriosa, lasciando ai più avventurosi la possibilità di perdersi oltre che nelle bellezze offerte dalla città, anche in questi racconti antichi ed evocativi.

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